INTIMAZIONI DI PAGAMENTO

Intimazione di Pagamento Agenzia Entrate Riscossione

Intimazione di pagamento Agenzia Entrate Riscossione: cosa é?

Hai ricevuto una intimazione di pagamento dell’Agenzia Entrate Riscossione?

L’intimazione di pagamento è l’atto con cui l’Agenzia Riscossione, ex Equitalia, cerca di recuperare le somme che risultano dovute dai cittadini ai vari enti fiscali o tributari (es. Agenzia delle Entrate, INPS, Regioni, INAIL, Comuni e così via).

Se ti stati domandando cosa è l’intimazione di pagamento, allora sei sulla pagina giusta per capire cosa fare con l’aiuto di un avvocato cassazionista che si occupi di debiti con i fisco e controversie tributarie.

@avv.marcellopadovani Che Cos’è Un’Intimazione Di Pagamento? #checosa #intimazione #intimazionedipagamento #avvocato #avvocatocassazionista #avvocatopadovani ♬ suono originale – Avv. Marcello Padovani

Atto giudiziario di intimazione di pagamento

L’atto giudiziario notificato dall’Agenzia delle Entrate Riscossione ex Equitalia può essere una intimazione di pagamento, con l’indicazione del termine di 5 giorni per pagare o per chiedere la rateizzazione.

L’intimazione di pagamento Equitalia è l’atto con cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione ti annuncia una prossima attività di recupero del credito, che può consistere in un pignoramento o altro ed è in sostanza equivalente ad un precetto.

L’intimazione di pagamento non deve essere notificata se la cartella esattoriale a cui è riferita è stata notificata da meno di un anno.

Cosa succede dopo 5 giorni dalla notifica dell’intimazione di pagamento?

Dopo l’intimazione di pagamento cosa succede?

L’intimazione di pagamento contiene l’indicazione del termine di 5 giorni per pagare, decorsi i quali l’Agenzia Riscossione può procedere esecutivamente.

Ma il termine per impugnare l’intimazione di pagamento è diverso.

L’intimazione di pagamento infatti può essere impugnata solo per vizi propri, salvo che l’Agenzia Entrate Riscossione non abbia notificato un atto precedente, a monte nella catena dell’accertamento o della riscossione oppure perchè ad esempio è maturata la prescrizione tra la notifica della cartella e la notifica dell’intimazione di pagamento stessa.

Dunque l’intimazione di pagamento molto spesso è una grande occasione per affrontare delle questioni che – anche maliziosamente – si può affermare di non aver potuto affrontare prima.

Non pagare Equitalia dopo l’intimazione di pagamento?

Se stai ipotizzando di non pagare Equitalia l’importante è che tu sia pienamente consapevole delle possibili conseguenze.

Sarai infatti esposto per anni a tentativi di recupero del credito e risponderai verso il fisco con tutto il tuo patrimonio presente e futuro.

Alcuni possono non pagare l’Agenzia delle Entrate Riscossione essendo nullatenenti e quindi non temendo le ripercussioni del recupero del credito.

Altri usano stratagemmi come emettere assegni circolari in proprio favore o trasferendo i risparmi ai familiari allo scopo di non farsi trovare con i soldi sul conto corrente.

In realtà la cosa migliore da fare, dopo la ricezione dell’intimazione, è valutare la possibilità di ottenere l’annullamento o la riduzione di quel debito con l’aiuto di un avvocato che possa impugnare le cartelle esattoriali sottostanti l’intimazione.

Il termine per impugnare le intimazioni di pagamento

Il termine per impugnare le intimazioni di pagamento dipende dal tributo o contributo contenuto nella cartella esattoriale o nelle cartelle esattoriali indicate all’interno dell’atto.

Il termine per impugnare la cartella esattoriale nel termine previsto dalla legge per quel tributo o quel contributo e quindi il termine può essere di 20, 30 40 o 60 giorni a seconda dell’ente creditore: si applicano le regole proprie di quella voce di credito.

Per saperne di più puoi leggere il nostro post sulle cartelle esattoriali.

Nullità dell’intimazione di pagamento e delle cartelle esattoriali sottostanti

L’intimazione di pagamento si può impugnare con ricorso per i vizi propri, ma l’impugnazione è in realtà l’occasione per rimettere in discussione le cartelle esattoriali sottostanti.

Capita che una volta impugnati questi atti, il Tribunale o la Corte Tributaria annullino solo l’intimazione di pagamento, senza pronunciarsi in merito alle sottostanti cartelle esattoriali, motivando il provvedimento con l’affermazione per cui “l’Agenzia delle Entrate Riscossione non ha provato la notifica della cartella esattoriale sottostante“.

Potrebbe quindi sembrare che le cartelle esattoriali non siano state in realtà annullate con la conseguente possibilità per l’Agenzia Riscossione di rinotificare una intimazione di pagamento per le stesse cartelle.

In realtà secondo la giurisprudenza della Corte di Cassazione non è così, e l’annullamento dell’intimazione colpisce anche le sottostanti cartelle.

In questo senso Corte di Cassazione con Sentenza 2880/2023 secondo cui:

“Invero, è evidente che, una volta passata in giudicato la sentenza con la quale altra CTP aveva accolto la domanda della odierna contribuente di annullamento delle intimazioni notificate l’11.9.2012 per mancata prova, da parte dell’Agente della riscossione, della notifica delle prodromiche cartelle di pagamento, Equitalia avrebbe dovuto provvedere (sempre che medio tempore non fosse incorsa in decadenza) alla notifica delle (nuove) cartelle esattoriali sottese, non potendosi limitare a rinotificare nuove intimazioni di pagamento”.

Vizi dell’intimazione di pagamento

L’intimazione di pagamento può contenere dei vizi che, se correttamente impugnati, possono determinare la cancellazione del debito.

I vizi possono riguardare l’intimazione stessa, oppure le cartelle esattoriali e gli avvisi di addebito sottostanti.

Questi vizi sono principalmente la prescrizione del credito, la decadenza dell’Agenzia Entrate o il vizio di notifica di un atto presupposto.

Fondamentale tuttavia risulta l’impugnazione dell’atto nei termini di legge (da 20 a 60 giorni) in quanto in mancanza di opposizione la procedura esecutiva di riscossione farà il suo corso.

Si può impugnare la seconda intimazione di pagamento se non ho impugnato la prima?

Assolutamente si, il contribuente non ha l’obbligo di impugnare la prima intimazione di pagamento ricevuta su una cartella prescritta, ben potendo impugnare il secondo atto di intimazione ricevuto.

In questo senso l’ORDINANZA DEL 17/06/2024 N. 16743/5 – CORTE DI CASSAZIONE secondo cui:

In sede di impugnazione del secondo avviso di intimazione, il contribuente può fare valere la prescrizione eventualmente maturata tra la data di notifica delle singole cartelle di pagamento presupposte e quella di notifica del primo avviso di intimazione non impugnato.

Nel richiamare propri precedenti sul punto (cfr. Cass. 2616/2015; Cass. 26129/2017; Cass. 1230/2020), i giudici di legittimità hanno spiegato che l’avviso di intimazione, sebbene contenente l’esplicitazione di una ben definita pretesa tributaria, di per sé non è un atto previsto tra quelli di cui all’art. 19, D. Lgs. n. 546/1992.

Conseguentemente, l’impugnazione di tale avviso costituisce una facoltà e non un obbligo per l’interessato che, come nella specie, non ha alcun onere di impugnare il primo avviso di intimazione per fare valere la prescrizione dei crediti erariali già maturata.

Opposizione intimazione di pagamento Equitalia

Se infatti scopri la cartella esattoriale solo con l’intimazione di pagamento, puoi presentare opposizione contro Equitalia e contro l’ente creditore.

Se difatti l’opposizione all’intimazione di pagamento può essere presentata solo per vizi propri dell’atto, in realtà puoi essere rimesso in termini per impugnare la cartella esattoriale nel termine previsto dalla legge per quel tributo o quel contributo (attenzione il termine può essere di 20, 30 40 o 60 giorni a seconda dell’ente creditore).

L’opposizione andrà presentata al Tribunale per le cartelle INPS o INAIL, in corte di giustizia tributaria per le cartelle o accertamenti dell’Agenzia delle Entrate.

Dunque la controparte di questa intimazione sarà a seconda dei casi anche l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, l’INAIL, la Camera di Commercio, la Regione Lazio, Roma Capitale o l’altro soggetto risultante come ente creditore.

Intimazione di pagamento per avvisi di addebito INPS

L’intimazione di pagamento può contenere al suo interno voci INPS Istituto Nazionale Previdenza Sociale. 

Le cartelle INPS più recenti hanno cambiato nome ed assunto la denominazione di Avvisi di Addebito.

Le cartelle INPS, avendo per oggetto contributi, sono soggette ad una prescrizione di 5 anni, e pertanto, se non hai precedentemente ricevuto la notifica di questi avvisi, puoi impugnarli insieme all’avviso di addebito.

Allo stesso modo, se sono passati 5 anni dalla notifica dell’atto INPS e non ci sono stati atti interruttivi della prescrizione negli ultimi 5 anni, puoi eccepire la prescrizione della pretesa dell’INPS che ti è giunta con l’intimazione di pagamento.

Nel video che trovi all’inizio della pagina trovi spiegato un caso che abbiamo recentemente risolto per un cliente che ha ricevuto per l’appunto una intimazione di pagamento fondata su soli avvisi di addebito INPS.

La giurisprudenza sulle opposizioni alle intimazioni di pagamento INPS

Se l’intimazione di pagamento ha per oggetto dei crediti INPS allora segnaliamo il seguente orientamento giurisprudenziale.

In relazione al periodo trascorso dopo la notifica degli avvisi di addebito, è possibile opporsi e contestare l’esecuzione entro i limiti dell’opposizione prevista dall’articolo 29 del Decreto Legislativo 46/99, ma anche ai sensi dell’art. 615 e 617 c.p.c.

Tale opposizione mira a far valere una causa estintiva che è intervenuta dopo la formazione e la stabilità del titolo esecutivo.

È importante specificare che, nel caso specifico di un titolo cosiddetto “paragiudiziale” quale è l’avviso di addebito, non si applica la prescrizione estintiva decennale di cui all’articolo 2953 del Codice Civile.

Il principio di diritto è stato anche enunciato dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite con sentenza n. 23397 del 17/11/2016, secondo la quale:

“La scadenza del termine – chiaramente perentorio – per proporre opposizione a una cartella di pagamento ai sensi del Decreto Legislativo n. 46 del 1999, articolo 24, comma 5, comporta la decadenza dalla possibilità di impugnare, ma produce solo l’effetto sostanziale dell’irretrattabilità del credito previdenziale senza determinare anche la conversione del termine di prescrizione breve (in questo caso quinquennale, secondo la Legge n. 335 del 1995, articolo 3, commi 9 e 10) in quello ordinario (decennale), ai sensi dell’articolo 2953 del Codice Civile.

Quest’ultima disposizione si applica solo nei casi in cui interviene un titolo giudiziale divenuto definitivo, mentre la suddetta cartella, essendo un atto amministrativo, non ha la capacità di ottenere forza di giudicato. Lo stesso vale per l’avviso di addebito dell’INPS, che, a partire dall’1 gennaio 2011, ha sostituito la cartella di pagamento per i crediti previdenziali dell’istituto (Decreto Legge n. 78 del 2010, articolo 30, convertito, con modifiche, dalla Legge n. 122 del 2010)”.

Come leggere l’intimazione di pagamento?

Se ti domandi come leggere l’intimazione di pagamento che hai ricevuto dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, è tutto semplice.

In alto a sinistra hai l’ufficio locale dell’Agenzia Riscossione che è il mittente e colui a cui ti devi rivolgere per impugnare o rateizzare.

Sotto al centro trovi le Cartelle Esattoriali o gli avvisi di addebito a cui il debito è riferito: sulla prima pagina hai un riassunto, sulle pagine successive leggerai che quelle cartelle sono riferite a debiti per sanzioni stradali, imposte e tasse, INPS, Agenzia Entrate, Canone Rai, Regione per le tasse automobilistiche e cosi via.

Se l’intimazione di pagamento è il primo atto con cui conosci l’esistenza della cartella esattoriale, puoi contestare la cartella stessa.

Se invece tra la notifica della cartella ed oggi sono passati più di 3, 5 o 10 anni, puoi contestare la prescrizione del credito.

Nell’intimazione di pagamento descritta sotto, vediamo che l’atto è del 2022 ma riferito a cartelle del 2008 e 2011.

Potrebbe essere maturata la prescrizione, ma occorrerà verificare se l’Agenzia Entrate Riscossione non abbia notificato, ad esempio nel 2017 un’altra intimazione di pagamento o un fermo amministrativo riferito a quelle stesse cartelle, in tale caso la prescrizione decennale sarebbe stata validamente interrotta prima della scadenza ed il credito sarebbe ancora fondato.

In caso di applicazione alle cartelle della prescrizione quinquennale, nel caso che segue la prescrizione avrebbe dovuto essere interrotta prima nel 2013, poi nel 2018 e poi nuovamente nel 2023. In mancanza di tre atti interruttivi, la pretesa del fisco sarebbe prescritta.

esempio intimazione di pagamento
esempio intimazione di pagamento

Avviso di presa in carico Agenzia Entrate Riscossione

Dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta del decreto di riforma della riscossione del 2024, gli atti di recupero crediti di imposta e altri provvedimenti impositivi diventano immediatamente esecutivi.

Secondo l’articolo 14 del decreto, non seguiranno più le cartelle di pagamento per la riscossione dei tributi, ad eccezione delle attività di liquidazione e controllo formale delle dichiarazioni. L’agenzia della Riscossione prenderà in carico le somme tramite il «ruolo» e provvederà alla notifica e riscossione. I contribuenti dovranno pagare entro 60 giorni dalla notifica, con possibilità di impugnare, chiedere sospensione o rateazione.

La nuova normativa implica che una volta notificato l’avviso, la pretesa diventa esecutiva e, dopo ulteriori 30 giorni, le somme vengono affidate agli agenti della riscossione. Questa modifica richiederà ai contribuenti di agire tempestivamente per contestare le pretese, prevedendo un aumento delle richieste di sospensiva e delle udienze cautelari.

Problemi con le intimazioni di pagamento dell’Agenzia Entrate Riscossione

In caso di problemi con le intimazioni di pagamento dell’Agenzia Entrate Riscossione, preoccupati quanto prima del tuo caso perche i tempi per impugnare gli atti sono molto stretti, ed in caso di ritardo rischi di pregiudicare la tua situazione.

Se cerchi uno studio legale di avvocati cassazionisti che si occupi di intimazioni di pagamento a Roma o uno studio legale per impugnare una cartella esattoriale a Roma, contattaci per una prima consulenza, inviandoci copia scansionata dell’atto ricevuto dall’Agenzia Entrate Riscossione.


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    3 commenti su “Intimazione di Pagamento Agenzia Entrate Riscossione”

    1. Salve avvocato ho ricevuto una intimazione di pagamento che a quanto pare ha ad oggetto vecchi avvisi di addebito inps. Io onestamente non credito di aver ricevuto queste notifiche relative la mia ditta indivuduale. Come posso procedere per capire se vale la pena impugnare questo atto?

      1. Avv. Marcello Padovani

        Egregio sig. Santo, come indicato nel post ci invii all’email Info@avvocatocivilistaroma.it copia dell’atto da lei ricevuto.
        Indichi anche la data della notifica: ciò in quanto decorso un periodo di tempo che va dai 20 a 60 giorni, a seconda degli atti richiamati nell’intimazione di pagamento, non è più possibile presentare alcune impugnazioni.
        Dopo la ricezione dell’email la contatteremo per le valutazioni del caso.
        Cordiali saluti
        Studio Legale Padovani

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