Cerchi un avvocato per la procedura di composizione negoziata della crisi?
Se cerchi un avvocato cassazionista che si occupi di diritto bancario e fallimentare a Roma per affrontare un problema di sovra indebitamento della tua impresa allora continua a leggere questo post.
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La composizione negoziata della crisi
La composizione negoziata della crisi d’impresa, introdotta dal decreto legge 24 agosto 2021 n. 118, è una procedura volontaria e stragiudiziale rivolta a imprenditori commerciali e agricoli che si trovano in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario.
Questa procedura ha lo scopo di prevenire il fallimento delle aziende e supportarle nel risanamento aziendale.
Come accedere alla composizione negoziata della crisi
Per accedere a questa procedura, i rappresentanti legali delle imprese possono presentare una domanda tramite una piattaforma telematica nazionale gestita da Unioncamere.
La piattaforma fornisce anche un test pratico preliminare, consentendo agli imprenditori di valutare la ragionevole perseguibilità di risanamento prima di procedere con la procedura.
Alla domanda telematica devono essere allegati i bilanci degli ultimi tre esercizi, una relazione sull’attività esercitata, l’elenco dei creditori, una dichiarazione sulla pendenza di eventuali procedure concorsuali, il certificato unico dei debiti tributari e altri documenti rilevanti.
Cosa succedere dopo la presentazione della domanda di composizione negoziata
Una volta presentata la domanda, il Segretario Generale della Camera di commercio competente la comunica a una Commissione che nomina un esperto per valutare le concrete possibilità di risanamento.
L’esperto, dopo aver visionato la documentazione, incontra le parti interessate per proporre possibili strategie di intervento. Se le prospettive di risanamento sono concrete, l’esperto può avviare trattative e aiutare le parti a raggiungere un accordo, che può essere omologato per produrre gli effetti dei piani attestati di risanamento.
Perchè presentare domanda di composizione negoziata
Tra i vantaggi della procedura, l’imprenditore può avvalersi di misure protettive del patrimonio, mantenere la gestione dell’impresa e beneficiare di alcuni vantaggi fiscali.
Le misure protettive impediscono ai creditori di acquisire diritti di prelazione o di iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari sul patrimonio dell’impresa per la durata delle trattative, confermata dal Tribunale.
La procedura di composizione negoziata offre quindi un approccio flessibile e collaborativo al risanamento delle imprese in difficoltà, facilitando un accordo tra le parti coinvolte .
Cram down solo con l’Agenzia Entrate Riscossione?
Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma del 2024 riguarda le procedure di ristrutturazione del debito e il ruolo dell’Agenzia delle Entrate in tali procedure.
La Corte ha stabilito che non può essere ammesso un cram down, ovvero un accordo di ristrutturazione forzata, in assenza di un preesistente accordo di ristrutturazione. In particolare, la Corte ha sottolineato che l’Agenzia delle Entrate non può essere l’unico aderente a un tale accordo lasciando fuori altri creditori, come dipendenti, fornitori, banche e enti previdenziali.
Secondo la Corte, la normativa richiede la preesistenza di accordi di ristrutturazione dei debiti prima che il giudice possa valutare la convenienza di una proposta di transazione fiscale o previdenziale. L’omologazione di un accordo di ristrutturazione richiede la sua pubblicazione nel Registro delle Imprese. La sentenza enfatizza che l’articolo 182 bis della Legge fallimentare presuppone l’esistenza di un accordo di ristrutturazione con la partecipazione di altri creditori oltre all’Agenzia delle Entrate.
In sintesi, la decisione della Corte mira a prevenire che il cram down diventi un’imposizione unilaterale di una soluzione da parte del debitore ai soggetti pubblici, sottolineando la necessità di un accordo di ristrutturazione più ampio e partecipativo.
Reato pagare i dipendenti e non il fisco?
In linea di principio se l’imprenditore sceglie di pagare un creditore a discapito di altri (e quindi ad esempio i dipendenti a discapito del fisco) in caso di fallimento si configura un’ipotesi di reato ed in particolare di bancarotta preferenziale.
La riforma delle sanzioni penali tributarie ha introdotto una causa di non punibilità per l’omesso versamento IVA dovuto a crisi di liquidità non transitoria e incolpevole.
La Cassazione, con la sentenza 30532, ha annullato la condanna di un imprenditore colpito dalla crisi dell’Ilva, riconoscendo la rilevanza della nuova normativa.
La difesa ha dimostrato che il mancato pagamento era causato dall’insolvenza dell’Ilva, sottolineando la scelta ragionevole dell’imprenditore di pagare gli stipendi dei dipendenti.
Le altre procedure di soluzione della crisi del debitore
Ristrutturazione dei debiti: Questa opzione permette al consumatore sovraindebitato di proporre ai creditori un piano di ristrutturazione dei debiti, che una volta omologato dal giudice, porta all’esdebitazione, ossia la cancellazione dei debiti non soddisfatti. Questo è possibile a patto che non siano stati commessi atti di frode o distrazione/occultamento del patrimonio, e che vi sia stata collaborazione per la ristrutturazione del debito.
Liquidazione controllata: Qui, un liquidatore viene nominato dal giudice per gestire la vendita dei beni del debitore (esclusi quelli essenziali per vivere) per soddisfare i creditori. Questa procedura è accessibile anche a consumatori e imprenditori sotto certe condizioni. L’esdebitazione, in questo caso, è esclusa se il sovraindebitamento è causato da colpa grave, malafede o frode.
Concordato minore: Questa procedura non è applicabile ai consumatori, ma solo a professionisti individuali, imprenditori minori e agricoli e start-up innovative. Viene approvato con il 50% dei consensi dei creditori e può prevedere la prosecuzione o la cessazione dell’attività imprenditoriale/professionale.
Esdebitazione del sovraindebitato incapiente: È una procedura per persone che non hanno nulla da offrire ai creditori. La procedura monitora la situazione economica del debitore per quattro anni, durante i quali deve dimostrare di non aver compiuto atti in frode ai creditori e di non aver contribuito con dolo o colpa grave alla formazione del proprio indebitamento.
Se hai un altro problema di diritto bancario, invece, leggi la nostra guida.
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